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Posted 1 maggio 2010 by Adelio Fioritto in News
 
 

Prima battaglia vinta per l’Ospedale di Castel di Sangro


A distanza di soli tre giorni dall’avvio del nuovo progetto, l’ospedale di Castel di Sangro ieri ha subito un duro attacco da parte del distretto di Sulmona che ha tentano in tutti i modi di porre fine al reparto di rianimazione del nostro ospedale di riferimento.

In mattinata era giunta comunicazione in merito al trasferimento degli ultimi pazienti, chiedendo ai pochi anestesisti sino ad oggi presenti di trasportali in autoambulanza. Il rifiuto è arrivato netto e categorico dal nuovo responsabile di rimodulazione del servizio il quale ha tenuto a ribadire che i tre anestesisti erano già stati impegnati per diversi turni e, pertanto, ci si chiedeva come sarebbe stato possibile effettuare il trasferimento dato che la motivazione ufficiale dell’intenzionalità di chiudere il reparto sussiste proprio nella carenza di personale.

Personale che, fino a soli pochi giorni fa, era più che presente con altri sei anestesisti, ma che hanno pensato bene di presentare una lettera di rinuncia ad inizio mese scorso, ma presa in carico solo intorno al 28 Aprile, mettendo di fatto in crisi tutto il reparto.

Queste erano le notizie sino alla tarda mattinata, poi nel pomeriggio si è scatenato il finimondo.

Il primario di Sulmona si è presentato, quasi a sorpresa, alle porte nel nostro ospedale chiedendo di poter traferire i vari pazienti di rianimazione in attuazione alla lettera di sospensione momentanea dell’attività del servizio di rianimazione.

Avvisati i parenti, di lì a poco tempo, l’ospedale sarebbe stato gremito di gente, politici e giornalisti.

Nella lunga e concitata discussione seguita tra il primario della rianimazione di Sulmona, che occupa anche il ruolo di Capo Dipartimento del servizio di rianimazione, con i parenti dei pazienti che di lì a poco sarebbero stati trasferiti presso la rianimazione di Sulmona, si è giunti alla decisione finale (probabilmente la più equilibrata e quella che sarebbe stata la più civile sin dall’inizio) di prendere atto della momentanea chiusura dell’attività del servizio di rianimazione dell’ospedale di Castel di Sangro lasciando ai medici anestesisti del suddetto ospedale, consenzienti, l’onere di prendersi carico dei quattro ammalati degenti in rianimazione sino al loro naturale e non traumatico trasferimento presso altri reparti dopo aver conseguito la loro auspicabile guarigione.

I riflettori puntanti sull’Ospedale, la partecipazione popolare e la volontà dei nuovi responsabili hanno fatto il resto, avendo garantito la presenza in reparto 24h su 24 di almeno un anestesista per i prossimi giorni.

Resta comunque un fatto strano e curioso se si considera che sono già stati presi contatti con altri due anestesisti al fine di porre rimedio alla situazione odierna, ma che per aspetti meramente burocratici saranno presenti solo tra qualche giorno.

La decisione di chiudere momentaneamente il servizio di rianimazione era un atto dovuto, oserei dire legale, dato che è necessario riuscire ad offrire una copertura in termini di personale consona al servizio, ma è altrettanto vero che non è mai accaduto in Italia (se non in casi di estrema urgenza quali di calamità naturali) di dover assistere ad un vero e proprio blitz di altri medici e colleghi che, con due autoambulanze, tentanto in tutti i modi di traferire dei pazienti di rianimazione.

Se ciò fosse andato in porto avremmo sicuramente assistito alla chiusura del reparto, ma ci si domanda come mai si abbia voluto prendere una simile iniziativa quando già si era a conoscenza degli accordi presi al fine di evitare un tale dramma sanitario.

A suo tempo si lottò per aprire la rianimazione di Castel di Sangro, oggi si prende atto che sarà necessario combattere affinchè non venga chiusa.

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Adelio Fioritto