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Posted 11 novembre 2010 by Maddalena Stinziani in News
 
 

Quel fiore calpestato nella prigione di Tabriz: Sakineh!


Mentre viviamo uno dei più assurdi e paradossali scenari, nella difesa di un”indifendibile”, mentre assistiamo sconcertati e verosimilmente nauseati ad uno dei più efferati omicidi “fatti in casa”, mentre le notizie di un “linciaggio pesudo-politico” passano imperterri…te nei nostri canali d’informazione, forse, che esista una reale, quanto assurda e paradossale nonchè sconcertante notizia dall’altra parte del nostro mondo occidentale, si fa quasi fatica a pensarlo.

Nel nord di uno Stato che non si può dire o menzionare ” moderno”, “civile e civilizzato”, in questo Iran, esistono uomini e donne (chi mai potrebbe affermare il contrario??!!) che, sono pur sempre uomini e donne, appartenenti alla razza umana, che nascono così come si nasce da noi occidentali, che vivono (si fa per dire!!), soffrono e amano, (credo che nn vi siano dubbi!!) alla nostra stregua, ma, che sono costretti a pagare un prezzo per la loro vita o la loro non vita, sottoposti a dure ed inflessibili leggi iraniane che sanno di arcaico regime cavernicolo..tipico dell’epoca della pietra! E mai, analogia fu così tanto veritiera!

Una sola grande differenza, un solo dato specifico! In quest’epoca della “pietra” vive o meglio, sopravvive, Sakineh Mohammady Ashtiani!

Le ultime notizie dicono che sarà uccisa a giorni, dopo che a Luglio, l’appello globale l’aveva salvata dalla condanna alla lapidazione.
Accusata di adulterio e complicità nell’uccisione del marito ( nn esistono prove certe!), confessa sotto tortura psicologica.—-“Sakineh è stata costretta a una finta confessione in tv e il suo avvocato, Mohammed Mostafei, è dovuto fuggire in Norvegia….”—.”Durante il processo, Sakineh Mohammadi Ashtiani ha ritrattato una “confessione” rilasciata sotto minaccia durante l’interrogatorio e ha negato l’accusa di adulterio.
Due dei cinque giudici hanno ritenuto la donna non colpevole, facendo presente che era già stata sottoposta a fustigazione e aggiungendo di non aver trovato le necessarie prove di adulterio a suo carico.
Tuttavia, i restanti tre giudici, tra cui il presidente del tribunale, l’hanno ritenuta colpevole sulla base della “conoscenza del giudice”, una disposizione della legge iraniana che consente ai giudici di esprimere il loro giudizio soggettivo e verosimilmente arbitrario di colpevolezza anche in assenza di prove certe e decisive.

Giudicata colpevole dalla maggioranza dei cinque giudici, Sakineh Ashtiani Mohammadi è stata condannata alla lapidazione”.—(come da fonte di Maurizio Zaccaro)……”Avvolta in un sudario bianco, verrebbe sepolta fino al petto e uccisa da parenti e astanti a colpi di pietre, le cui dimensioni dovrebbero essere tali da non consentirle una morte troppo rapida. Di media grandezza, le pietre dovrebbero garantire la durata media dell’esecuzione: circa trenta minuti.

Che l’orrore senza pari suscitato da questa esecuzione sia dovuto alla sua barbarie è ovvio: ma forse ad accrescerlo gioca anche un’altra considerazione, che come spesso accade èlegata alla storia.
La lapidazione non è mai entrata a far parte dellanostra cultura giuridica.
Nel mondo classico, nel quale affondano leradici del nostro diritto, «il chitone di pietre» (come lo chiama Ettore, nell’Iliade) era una forma di giustizia popolare al di fuori di ogni controllo istituzionale, che non fu accolto nel «giardino dei supplizi» né greco né romano. La morte con la pietra era un’esplosione di rabbia popolare, veniva inflitta da gruppi spontanei, senza accertamenti preliminari della colpevolezza…”(Maurizio Zaccaro).

In un oscurantismo ideologico e religioso, “dite a tutto il mondo che ho paura di morire!” suona come una goccia d’acqua in un oceano disperso, ma, l’eco di queste parole dal buio di Tabriz, rimbalza nelle nostre orecchie e tuona nei nostri cuori occidentali pur “disabilitati” a garantirle quella sete di salvezza ancora lontana e chissà mai se reale.
Luacio Lula da Silva, Presidente brasiliano,ha offerto al collega iraniano, Ahmadinejad di dare asilo politico alla donna, richiesta respinta dalle autorità iraniane, così come per la Francia ed anche per l’Italia (anche se è palese nel nostro Stato, a tutt’oggi, l’incapacità del governo italiano ad occuparsi di diritti umani e di politica internazionale), e, se nn ci fosse stata un’azione unita e decisa di tutti gli Stati membri UE, Catherine Ashton, capo della Diplomazia Unione Europea, non avrebbe amplificato l’esortazione alla speranza, che le autorità di Teheran sospendessero, definitivamente, la condanna a morte di Sakineh, già duramente fustigata (99 colpi) “in guisa di punizione pubblica a titolo d’esempio” in presenza del figlio.

“Dite a tutto il mondo che ho paura di morire”, questa donna che è stata già “uccisa” solo perchè è una donna alla quale hanno tolto il diritto di pensare, parlare, respirare, il diritto di guardare i suoi figli che si sono inginocchiati ai piedi di tutto il mondo perchè la salvassero. Una donna che nel profondo buio della sua prigione, in un lembo di terra a nord dell’Iran, è riuscita a scagionare la sua anima, ad urlare, con tutto l’impeto che ha un innocente, la sua richiesta di vivere!

Come possiamo restare indifferenti difronte ad un dramma simile, non sconcertarci difronte ad una pratica che è dell’aldilà dell’era preistorica, che incombe sulla testa di una donna che solo in Italia, in questo momento storico, se non fosse per la tragicità che impone, avrebbe fatto ridere persino i polli.

Ma, in Iran no, non fa certo ridere un “presunto tradimento”, un “adulterio”, una possibile complicità in un omicidio. No, In Iran si privilegia il diritto di essere l’ultimo uccisore, in uno Stato di morte, vince chi infligge la morte per ultimo e Sakineh nn può essere l’ultima! L’ultima a fregiarsi di questo “primato”.

Sakineh deve ancora urlare, con l’ultimo soffio d’aria che ha in gola…”dite a tutto il mondo che ho paura di morire!”.

Maddalena Stinziani

pubblicato sulla pagina Facebook di Rionero24ore sabato 6 novembre 2010

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Maddalena Stinziani