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Posted 7 settembre 2014 by Vincenzo D'Amico in Foreign Citizens
 
 

Il Console di Rionero

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Rionero Sannitico, paesello  dell’alto Molise, è da sempre fucina di personaggi al limite dello straordinario. Certo, non tutti noti per virtù positive, ma ci piace, oggi, segnalarvi la storia di uno dei suoi figli, Marcello Di Franco, al quale non è ancora stato reso giusto onore, esclusivamente per un motivo: non parlava mai della sua reale professione.

E così, poteva capitare di vederlo lì, seduto vicino i suoi nonni novantenni, sorridente e rilassato, senza sapere che ci si trovava di fronte al console generale  del Canada.

Il console ha accettato di buon grado di rilasciare un’intervista allo scrivente (nonché suo vicino di casa), e così, davanti un buon caffè italiano e del salmone affumicato, suo omaggio proveniente dall’ultimo viaggio in Islanda, ci regala la sua storia, prima di tornare in Nigeria, dove attende la promozione ad Ambasciatore.

Ci parli delle sue origini rioneresi?

La famiglia di mio padre, Antonio, era di Rionero Sannitico. Quella di mia madre, Olga, di Predalve, una sua frazione. Papà aveva tre fratelli e due sorelle. Suo padre (Vito Di Franco) e morto quando papà era un bambino e mia nonna Maria, la mamma di papà, ha dovuto crescere sola i bambini.

Quando papà era adolescente, è partito da Rionero per lavorare a Roma e poi in Germania.  Durante questi anni, tornando  a Rionero, conobbe mia madre. Una delle sorelle e un fratello di papà erano già emigrati in Canada e volevano che papà li seguisse. Con pochi soldi e senza la lingua inglese, i nuovi sposi decisero d’intraprendere e incominciare una nuova vita in Canada.

Come vi hanno mantenuto “italiani”?

Papà ci parlavano in Italiano per mantenere la cultura italiana. Ogni sabato fino ai diciotto anni, ci portavano alla scuola Dante Alighieri per imparare di più. Durante questi anni, ho conosciuto a tanti amici, italo-canadesi come me, che poi sono diventati i miei migliori amici, fino ad oggi. Mamma e papà  ci parlavano di Rionero, dell’Italia e delle tradizioni rioneresi. Mamma infornava il pane fatto in casa con le patate, facevano la polenta, le frittelle e ogni anno, quando arrivava la Santa Pasqua, compravano il latte fresco, e facevano il formaggio, l’ingrediente speciale per fare i fiatoni. Ricordo tante volte, tornando da scuola, il mio desiderio per pranzare con  “r’ mignerigl”. Papa parlava dei suoi campi, delle mucche che avevano, ed anche del grande pranzo che aveva preparato il suo miglior amico dell’infanzia, Guido D’Amico, per il giorno del matrimonio.

Ho tanti bei ricordi della mia infanzia, e sono molto orgoglioso delle mie origini rioneresi.

Quali studi ha svolto e di cosa si occupa attualmente?

Mi e sempre piaciuto viaggiare e conoscere culture diverse. A quattordici anni, cominciando le scuole superiore, capii di voler  studiare  commercio internazionale. Poi, a diciotto anni, sono entrato nell’Università di Carleton a Ottawa e quattro anni dopo mi sono laureato con un Bachelor di Commercio.  Nella mia università ero il capo del circolo café italiano. Poi, grazie ad una borsa di studio della regione Molise, dal Canada sono venuto a studiare in Italia, nel ’93, venendo a contatto con la migrazione per i Tratturi chiamata la Transumanza, Sepino, i Sanniti, etc. Ho conosciuto gli altri alunni italo-canadesi ed anche tanti studenti molisani. Era veramente un onore e un’esperienza indimenticabile.

Ritornando a Ottawa, poi ho iniziato il Masters in Business Administration (MBA) con specializzazione in Commercio Internazionale preso l’Università di Ottawa e un anno dopo, a ventitré, ho cominciato a lavora in Francia nell’ufficio centrale di Peugeot Citroen Il mio primo incarico diplomatico all’estero fu a Cittá del Messico, come Consigliere e ho vissuto lì per tre anni. Dopo due anni in Canada, mi trovavo in Messico un’altra volta, nel nord del paese, a Monterrey come Console nel Consolato Generale del Canada. Da li, sono arrivato in Nigeria e per gli ultimi due anni, sono al cargo dell’ufficio canadese a Lagos e il mio titolo diplomatico e Vice Alto Commissario (o Console Generale).

Ci stiamo occupando dell’emergenza Ebola, del terrorismo islamico e di altre cose che ci tengono, certamente impegnati.

Le piace il suo lavoro?

Ho sempre pensato di fare le cose che mi portano gioia e soddisfazione nella vita. Se uno riesce a trovare qualcosa che ti sfida e che si ama, allora, io ti chiedo, è davvero un lavoro? Io considero quello che faccio piuttosto una passione. È  certo che rappresentare il proprio paese all’estero è uno dei più alti privilegi.

Cosa non cambierebbe mai e cosa cambierebbe della sua vita?

Non cambierò mai le cose che i miei genitori mi hanno insegnato –  con la dedicazione, la passione e il sudore, si può ottenere tutto nella vita.

E certo che tutti abbiamo delle difficolta nelle nostre vite. Pero ogni cosa negativa che è successo nella vita mi aiuta a vedere le cose con altri occhiali. Ogni cosa buona mi permette di essere grato. Non cambierei nulla – anche il male che ho dovuto accadere. La vita sempre porta le risposte alle domande che non sapevamo.

Torna spesso in paese?

Due anni fa, volli sperimentare e gustare un Natale in Italia, e così ho portato mia moglie Andrea e i nostri due figli piccoli, Sonny e Vanessa, a Rionero.

Come adolescente tornavo spesso in Italia.

Da ragazzo, tornavo spesso l’estate per ritrovare i miei nonni. Ricordo l’ estate a Rionero , con tanti giovani. Molti hanno avuto grande successo come dottori, avocati, farmacisti ed anche sindaci per il paese. Quando ritorno, è sempre un onore per me rivederli.

L’Italia e un paese per scoprire e ogni regione, ogni città, ogni paese ha qualcosa di unico e di interessante da offrire. Considero l’Italia un paese che stimola il nostro senso. Quando mi trovo in Italia e soprattutto a Rionero, mi sento come in casa mia.

 

 Il console ci saluta così: “Si sta bene a Rionero…Si mangia bene, si respira bene, si dorme bene e soprattutto si sente bene. Quando parto di Rionero e guardo nello specchietto, mi viene voglia sempre di ritornare. Ci vediamo presto Rionero Sannitico, altitudine 1051 m, alla prossima!”

 

Vincenzo D’Amico

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Vincenzo D'Amico